Ecco gli aggiornamenti a quanto già avevo riferito con la mia precedente missiva, pubblicata su questo sito.
Il mio obiettivo è che sulla Epidemia che ha sconvolto le vite di tutti noi, distruggendone tante, troppe, sia fatta luce e che emerga la Verità: non vi nascondo che è difficilissimo perché grazie alla maggior parte ei mezzi d’informazione, schierati in favore del Governo per ragioni politiche, di proprietà e di convenienza, le notizie che ci arrivano sono spesso manipolate, travisate, parziali o non dette, tout court.
In tutto questo, mentre alcune delle Procure che avevo investito hanno liquidato la questione affermando che il Governo ha fatto bene e nessuno deve permettersi di criticarlo, con ciò venendo meno al dovere di accertare la Verità, della quale nessuno è depositario assoluto, altre – come quella di Bergamo – stanno svolgendo una serie di indagini dalle quali, sono convinto, emergerà la netta differenza tra quello che ci è stato detto e quanto invece accaduto.
Ripeto che, in effetti, non si è trattato di tragica fatalità, come in tutti i modi vogliono farci credere: il Governo ha omesso di assumere, ovvero ha posto in essere tardivamente ed in modo inadeguato le misure che il caso imponeva, consentendo che la epidemia dilagasse nella nostra Italia, con le conseguenze drammatiche che tutti noi abbiamo tristemente appreso dai mezzi d’informazione e che tante Famiglie sono state costrette a subire: ammalati gravissimi appesi ad un tubo, contagiati abbandonati a se stessi, confinati nelle loro abitazioni in attesa di essere sottoposti ad un test che non è mai arrivato, famiglie intere separate dai loro cari, senza poterli più abbracciare, private finanche della possibilità dell’ultimo saluto, ospedali al collasso, con personale, medici ed infermieri, allo stremo e senza adeguati mezzi per far fronte ad un nemico invisibile, implacabile che avrebbe dovuto essere affrontato in ben altro modo.
Ho sentito ed ho letto su alcuni giornali (sono costretto ad aggiungere che non sono le sole fonti) eresie giuridiche come quella che vorrebbe distinguere gli atti “amministrativi” da quelli “politici” per affermare, strumentalmente ed illegittimamente, che i secondi sarebbero sottratti ad ogni sindacato giurisdizionale. Al postutto, affermano gli interessati assertori di tale tesi, se pure, in astratto, le morti per COVID 19 in Italia fossero state provocate anche dalle negligenti condotte dei vertici dell’Esecutivo, i membri del Governo non debbono e non possono risponderne, essendo il risultato di scelte non vincolate e non sindacabili, quale espressione della totale libertà della quale godrebbero i rappresentati del Popolo in adempimento del mandato ricevuto attraverso la investitura elettorale.
Detto assioma, tuttavia, auspica una intollerabile discriminazione tra i comuni cittadini ed i membri del Governo (ed i Parlamentari) elevando questi ultimi ad una congrega di oligarchi, al di sopra delle legge e sottratta al sindacato giurisdizionale: in una parola, la negazione dello Stato di diritto atteso che a costoro sarebbe consentito, tout court, di commettere reati e di non essere sottoposti all’accertamento ed alla eventuale condanna che ne potrebbe conseguire.
In ultima analisi, pertanto, non si può e non si deve indagare per le morti che nella provincia di Bergamo (così come in altre, soprattutto della Terra Lombarda) sono state anche del 500% superiori a quelle degli ultimi anni, nonostante la gravità che azioni ed omissioni, spesso marchiane (come descritto nell’atto che ha introdotto il presente procedimento) hanno comportato per il Popolo italiano.
Ritengo che la “discrezionalità politica”, quale esenzione dalla responsabilità penale e civile, è ripudiata dal ns. Ordinamento giuridico che, in omaggio al principio di uguaglianza delle persone dinanzi alla Legge, di cui all’art. 3 della Carta fondamentale, prevede espressamente che “Il Presidente del Consiglio dei ministri ed i ministri, anche se cessati dalla carica, sono sottoposti, per i reati commessi nell’esercizio delle loro funzioni, alla giurisdizione ordinaria …”. E sul fatto che i reati da me denunziati, comunque anceh da tanti Parenti delle Vittime, ed in ogni caso rilevati dalla Procura di Bergamo – che sta indagando, credo obiettivamente, sia pure muovendosi con grande cautela considerato il pressing al quale certamente è sottoposta, abbiano tale natura non può esistere dubbio alcuno, neppure minimale.
E’ vero, ove il P. M. ritenga esercitare l’azione penale nei confronti di uno o più Ministri, dovrà richiedere l’autorizzazione a procedere alla Camera di appartenenza dell’indagato, ovvero al Senato della Repubblica ove nessuno sia parlamentare, ma tale istanza non esime l’avvio del procedimento previsto e disciplinato dalla Legge Cost. n. 1/1989 secondo la quale “i rapporti, i referti e le denunzie concernenti i reati indicati nell’art. 96 della Costituzione sono inviati al procuratore della Repubblica presso il Tribunale del capoluogo del distretto di corte d’appello competente per territorio”, il quale, a sua volta, provvederà a trasmettere – in una alle proprie richieste – il procedimento al Collegio giudicante di cui al successivo art. 7 della richiamata Legge (il cd. Tribunale dei Ministri).
Ed è difficile negare che gli elementi per sottoporre a giudizio tutti i membri del Governo siano presenti, così come sembrerebbe assai probabile anche la responsabilità concorrente, ad avviso di chi scrive di notevole spessore, dei vertici della Repubblica popolare cinese che, sottacendo per settimane, alcuni sostengono per mesi, forse da quello di agosto 2019, la esistenza del virus, la facilità di diffusione del contagio e le conseguenze, anche mortali, dello stesso hanno impedito al Mondo intero di rendersi conto di quanto fosse seria ed imminente la minaccia e, dunque, della necessità assoluta di porre in essere tutte le azioni, anche quelle più drastiche, per evitare il contagio, quanto meno di contenerlo il più efficacemente possibile.
A questo proposito il Governo vorrebbe addossare ogni responsabilità ai vertici della regione Lombardia, e delle altre Regioni, ma questo non corrisponde al dettato normativo. La ns. Carta costituzionale, infatti, riserva allo Stato i rapporti internazionali e, certamente, il provvedimento che avrebbe dovuto – in applicazione di quei doveri di cautela che lo imponevano come misura di maggior efficacia – bloccare i voli da e per la Cina, fin dal 31 dicembre 2019, era (ed è) di competenza dello Stato, così come quello alternativo di imporre ai viaggiatori provenienti da quella zona la quarantena. Ma, a ben vedere, anche la creazione di “zone rosse”, vale a dire aree di territorio dalle quali gli abitanti non possono uscire ed i terzi non possono entrare, circoscritte ad ambiti regionali, per motivi di sanità, sono – in linea generale – di competenza non solo della regione interessata, ma anche e soprattutto del Governo perché coinvolgono due connessi piani di valutazione ed azione: quello sanitario e quello della sicurezza ed ordine pubblico, questi ultimi due esclusivamente di spettanza dello Stato, ex art 117 della Cost. lettera h) e lettera d). Si perchè il problema di chiudere un territorio è anche e soprattutto quello di ottenere il rispetto del provvedimento e di evitare problemi di intolleranza della popolazione interessata: ecco perché il Governo aveva espressamente previsto, con il D. L. n. 6/2020, varato in data 23 febbraio 2020, la creazione di zone rosse, anche estese, avocando a sé ogni potere. In effetti l’invio di Polizia e Carabinieri nelle zone della Lombardia che dovevano essere chiuse (deciso, per forza di cose, dal Ministro dell’Interno, oltre che da Presidente del consiglio e dal Ministro della Salute), proposito poi tuttavia incredibilmente abbandonato, conferma detta interpretazione.
Peraltro, occorre osservare che le Regioni interessate – fin dal momento in cui, il 15 – 21 febbraio 2020, vennero diramati i primi dati che coinvolgevano altri territori, oltre quello laziale già interessato, ufficialmente dal 29 gennaio 2020 – erano almeno quattro, dunque i provvedimenti da varare dovevano necessariamente essere governativi, interessando un territorio ben più esteso di quello della singola Regione, tanto da assumere valenza nazionale.
Ma ora, sempre seguendo le indiscrezioni dei mezzi d’informazione, soprattutto la trasmissione “Quarto Grado” del 19 giugno 2020 ed i quotidiani di martedì 1 luglio u. s., si sa con certezza che, già dal mese di dicembre 2020, erano stati segnalati casi di polmoniti “atipiche” da alcuni medici di base, non riconducibili ad alcuno dei ceppi della patologia conosciuti in medicina.
Da questa circostanza il Presidente del Consiglio Conte, e gli altri Ministri, vorrebbero trarne la responsabilità delle Regioni che avrebbero – attraverso l’omessa comunicazione degli Ospedali e delle ASL al Ministero della Salute – taciuto dette risultanze, così impedendo il doveroso controllo e la emissione dei provvedimenti urgenti che il caso richiedeva da parte della struttura sanitaria nazionale. Ma questa conclusione, strumentale e di mera convenienza, appare smentita dalla Circolare del Ministero stesso che, in data 22 gennaio 2020, scrive a tutte le ASL ed agli Ospedali di comunicare qualsiasi caso di polmonite non rientrante nelle categorie già conosciute dando atto di ben conoscere la situazione, salvo poi diramare una nuova circolare, solo 5 giorni dopo, nella quale detta richiesta, come per incanto, sparisce!!! Qualcuno afferma che la prima circolare contenesse qualcosa di più sotto il profilo della prevenzione e precauzione, invitando gli Ospedali ad eseguire il test rilevatore del virus in tutti i casi “sospetti”, vale a dire laddove la situazione concreta non consentiva di dare alla patologia una risposta alternativa.
Immediatamente dopo, tuttavia, quella del 27 gennaio 2020, poneva nel nulla quanto affermato solo cinque giorni prima lasciando inalterato il precedente quadro: il test si fa solo in presenza di sintomi evidenti (febbre elevata, difficoltà respiratoria, tosse), non spiegabili altrimenti (leggi influenza, polmoniti conosciute) e laddove il paziente sia stato nella Regione dello Hubei e/o abbia avuto contatti certi con persone da quei luoghi provenienti: in una parola il tampone non venne mai eseguito fino al giorno 17 febbraio 2020, quando furono scoperti (ufficialmente) i primi casi di COVID 19 al Nord, ma ciò avvenne non già per trascuratezza dei medici curanti o degli Ospedali o delle Regioni, bensì per la presa di posizione del Ministro della Salute che ritenne superflua l’esecuzione del tampone a tutti coloro che manifestassero sintomi, anche evidenti, del virus richiedendosi ANCHE i viaggi in Cina ovvero i contatti, certi o probabili, con persone affette dal COVID 19 (che, ovviamente, essendo i casi ufficiali rilevati fino alla metà di febbraio 2020 inesistenti, non potevano essere conosciuti dal paziente oggetto di valutazione per la sottoposizione al tampone).
Occorre osservare, in proposito che, assai singolarmente, le circolari di che trattasi non sono reperibili sui consueti canali internet e neppure sul sito del Ministero della Salute: fatto che non contribuisce a fare chiarezza e che, anzi, denota il tentativo di nascondere quello che può nuocere alle tesi del Ministro Roberto Speranza ed a coloro che hanno condiviso le sue scelte. Tuttavia, a riprova delle gravi omissioni dei vertici amministrativi nell’assumere le iniziative necessarie ed urgenti per contenere l’Epidemia ed impedire che essa si diffondesse capillarmente nel ns. Paese, esiste la circolare del 22 febbraio 2020 nella quale la definizione di caso “per la segnalazione” (da sottoporre al test) è quello della persona con “infezione respiratoria acuta che ha richiesto il ricovero in ospedale” ed, in aggiunta, nei 14 giorni precedenti l’insorgenza della sintomatologia, ha soddisfatto almeno una delle seguenti condizioni:
- storia di viaggi o residenza in Cina;
- contatto stretto con un caso probabile o confermato di infezione da SARS-CoV-2;
- – ha lavorato o frequentato una struttura sanitaria dove sono stati ricoverati pazienti con infezione da SARS-CoV-2 (vedi all. n. 1 alla presente memoria).
Dunque, nonostante al giorno 22 febbraio 2020 i casi ufficiali accertati apparissero in evidente crescita in più di una Regione, il Ministero proseguiva nella strategia di non eseguire tamponi, così consentendo che numerosi casi, invece accertabili ed isolabili, fossero sottratti ad ogni verifica e dunque divenissero inconsapevoli portatori del contagio, anche negli ospedali, nei laboratori di analisi, negli studi dei medici di base: fatto questo che non può essere messo in discussione se è vero, come è vero, che migliaia di operatori sanitari sono stati contagiati dal COVID 19 e molti di loro sono morti. Inoltre, la omessa esecuzione o la esecuzione troppo selettiva del test ha contribuito a determinare un tasso di mortalità per il virus ben più alto di quello di altri Paesi Europei, come la Francia e la Germania nelle quali si sono registrati circa 5.000 decessi e non 35.000 come accaduto da noi.
La ragione più evidente potrebbe essere quella che ha ispirato le gravi, ripetute inerzie governative, vale a dire l’esigenza di non turbare i liberi scambi, di non preoccupare le persone perché continuassero a produrre, consumare, spendere, facendo finta di niente, ritenendo – colpevolmente – che nulla sarebbe accaduto o che sarebbe stato qualcosa di modesto. Ma non può escludersi affatto che, insieme, sia stato considerato che non vi erano sufficienti tamponi per poter sottoporre i pazienti sospetti al test e che, dunque, non si poteva chiedere agli ospedali di farlo il più diffusamente possibile. Un’altra grave mancanza perché il Piano per affrontare in sicurezza le Epidemie e Pandemie (che definire, come qualcuno fa, regionale è pura eresia), che detta regole ben precise sulla necessità di approntare immediatamente tutti i mezzi necessari, impone prima di tutto che venga assicurato al Sistema sanitario nazionale il mezzo primario, propedeutico a qualsiasi cura, vale a dire il test che consenta di rilevare la presenza del virus, di QUALSIASI VIRUS SI TRATTI, altrimenti non è possibile neppure identificare, isolare e curare i malati, anche un bambino avrebbe compreso tutto ciò!!
Tanto questo è vero che il primo paziente portatore del virus in Lombardia venne scoperto solo per la presa di posizione di un medico anestesista dell’Ospedale di Codogno che riuscì, invero assumendosi gravi responsabilità atteso che violava i protocolli ministeriali sopra ricordati, a sottoporre al tampone un anziano che aveva alcuni sintomi del COVID ma che negava contatti con persone provenienti dalla Cina o viaggi nei luoghi più fortemente colpiti, ovvero contatti con portatori del virus.
Ecco perché credo fermamente che si possa concludere, con notevole grado di affidabilità, che furono le Istituzioni centrali a sottovalutare il problema ed, anzi, ad invitare gli Ospedali e tutti gli operatori dei sistema sanitario, privato e pubblico, ad un comportamento palesemente in contrasto con l’esigenza di scoprire tutti i portatori del virus per curarli adeguatamente e per rendere possibile che essi ed i loro familiari, amici e contatti potessero essere rintracciati con la massima sollecitudine al fine di evitare la diffusione capillare del COVID 19 a buona parte della popolazione.
Ne consegue che non soltanto apparirebbe confermata la responsabilità dei vertici governativi nella mancata assunzione delle misure necessarie a contenere l’Epidemia, ma ad essi sarebbe imputabile un’azione ben precisa (e non solo la impressionante serie di omissioni che sono state descritte nell’esposto denuncia) che rende perseguibile il reato di Epidemia colposa, anche tenendo conto della posizione della Giurisprudenza di legittimità, e che aggrava notevolmente la posizione di chi (primo fra tutti il Ministro della Salute) ha intenzionalmente eliminato un comportamento doveroso al quale tutti gli operatori sanitari avrebbero dovuto attenersi perché costituiva la misura cautelare minima di prevenzione allora adottabile, insieme alle altre evidenziate nella mia denuncia.
Tuttavia, ove si considerino anche i fatti successivi, davvero inquietanti, portati all’attenzione della pubblica opinione dalla trasmissione “Quarto Grado” del 19 giugno 2020, il quadro risulta maggiormente significativo. Essa, infatti, da contezza non soltanto di quanto sopra descritto, ma dice qualcosa di ancora più grave, nella parte in cui viene intervistato il giornalista Sulas secondo il quale in Italia, già dalla fine di novembre 2019 c’è traccia del virus e che la sua presenza potrebbe risalire al mese di agosto del 2019, visto che l’allenatore della Juventus Maurizio Sarri, appunto in quel periodo in soggiorno in Cina, è stato aggredito, immediatamente dopo il suo ritorno in patria, da ben cinque ceppi diversi di polmoniti “atipiche”, che potrebbero essere riconducibili al COVID 19.
Stessa sorte, riferisce sempre il citato Sulas, di una coppia romana che, dopo essere stata alcuni giorni a Bergamo, alla fine di novembre 2019, è colpita da polmonite non identificabile per la quale si ammala gravemente e, solo alla fine di dicembre, riesce a risollevarsi.
Ma ancora appare grandemente significativo il documento reso noto ufficialmente in Cina il 3 marzo 2020, pubblicato in lingua italiana l’11 marzo, del quale è fatta menzione (e viene anche mostrato al pubblico) nella richiamata trasmissione “Quarto Grado”, redatto da uno staff di medici cinesi impegnati nell’assistenza ai pazienti colpiti dal coronavirus e nella ricerca sullo stesso. Lo studio sembrerebbe recare, proprio all’inizio della prima pagina, come si carpisce dalle immagini, la data di dicembre 2019. Se questo è vero e considerato il fatto che lo stesso documento detta linee guida molto precise, servendosi di una notevole qualità e quantità di dati, il periodo di “osservazione” deve essere stato almeno pari a due – tre mesi. Con la fondamentale conseguenza di retrodatare la presenza (e la manifestazione) del COVID 19 in Cina almeno al mese di settembre – ottobre 2019.
Altro fatto che consente di retrodatare l’ingresso del virus in Italia è la presenza, nelle acquee reflue delle città di Milano e Torino di tracce del COVID 19, circostanza che, stranamente, è rimasta silente per ben sei mesi: dunque, è probabile non soltanto che già da allora vi fossero portatori asintomatici (e non, ma non riconosciuti come casi COVID) dello stesso virus che hanno contribuito a diffonderlo, ma anche che il Governo sapeva ma non si è attivato in modo alcuno per assumere le dovute iniziative in tempo utile. In più, oggi, c’è il fatto che la retrodatazione della conoscenza e della manifestazione del COVID 19, può condurre ad un aggravamento della posizione dei vertici governativi la cui inazione in realtà è durata tempi maggiori di quelli da me indicati nella denuncia, comunque già sufficienti per configurare, a tutti gli effetti, i reati ipotizzati.
E nel detto contesto, assume sempre più rilievo il singolare comportamento del Sig. Beppe Grillo, sottoposto al vaglio della Magistratura penale.
Ho ritenuto che fosse di indubbio interesse nella vicenda al vaglio della Magistratura e della Pubblica Opinione l’inquietante video messaggio, ricevuto alcune settimane or sono, relativo alle dichiarazioni rilasciate ai giornalisti dal sig. Beppe Grillo, noto fondatore ed ispiratore del Movimento 5 Stelle, nel quale (siamo ancora al 17 dicembre 2019, nessuno parla di COVID 19, sebbene in Cina sia già presente da oltre un mese, come si è dinanzi illustrato) lo si vede indossare la mascherina protettiva e rispondere ai giornalisti, che gli domandavano la ragione, affermando: “per proteggermi dai vostri virus”, ed ancora “vogliono” un po’ di pulizia”, “vogliono rifare la società”, “igienizzarla”. Il video riferisce ancora che, in modo incredibilmente singolare, alcuni giorni dopo, il politico – attore ha annullato gli spettacoli programmati per il mese di marzo, ben 20!! E’ legittimo chiedersi: costui sapeva già dal 17 dicembre 2019 cosa stava accadendo in Cina e lo ha taciuto?!! Chi è la sua fonte e perché non ha reso pubblica la notizia, sono interrogativi ai quali occorre dare risposta.
Ma, alla luce dei fatti “nuovi” dei quali si è detto (in effetti nuovi sol perchè scoperti oggi) il comportamento del sig. Grillo appare essere più che significativo considerati gli ottimi rapporti tra il Movimento 5Stelle e la Cina. Quest’ultima ha ottenuto, infatti, la possibilità di giocare un ruolo predominate nella costruzione delle infrastrutture sulle quali poggerà la rete di comunicazioni definita “5g”, con la conseguenza che la richiamata potenza straniera potrebbe influenzare facilmente, sotto innumerevoli profili, il ns. Paese. Detti rapporti, che i vertici cinesi intendono mantenere ed, anzi, rafforzare, inducono a ritenere che la “mascherata” del 17 dicembre 2019 non era manifestazione della singolarità comportamentale dell’attore, bensì l’esigenza di difendersi dal virus, a costui riferita dagli amici cinesi. D’altra parte non può spiegarsi in modo alternativo, ove la sua sussistenza sia accertata con il dovuto rigore, accertamento che ho chiesto alla Procura di Bergamo di porre in essere, l’annullamento degli spettacoli già previsti per il mese di marzo 2020 che nessun’altro avrebbe fatto se non con il senno del poi. Logica e buon senso ci dicono che una persona non rinuncia a lavoro e guadagno senza alcuna ragione.
Tutto ciò, poi, induce a ritenere che Grillo non fosse l’unico a conoscere detta circostanza, ma l’intero Governo, comunque parte di esso.
Il comportamento dell’attore – politico assume, in ogni caso, grande rilievo nella catena causale che ha condotto alla sottovalutazione della epidemia e delle misure cautelari da assumere a tutela della salute e della vita dei cittadini, invece omesse e/ o tardivamente assunte, atteso che la conoscenza di quello che stava accadendo con anticipo avrebbe, probabilmente, consentito di assumere i provvedimenti necessari prima di quanto in effetti avvenuto, evitando la diffusione capillare del virus e risparmiando le vite di migliaia di persone, sempre che le valutazioni fossero guidate da quel giusto, doveroso fine, cosa che non è avvenuta, se non con gravissimo ritardo.
Nella denuncia sottoposta ad alcune delle Procure della Repubblica, tra le quali vorrei citare quella di Bergamo quale esempio di obiettività e di rispetto delle Leggi (cosa che non posso dire di altre, come quelle di Cremona e di Verona), ho scritto che se il Governo avesse chiuso le frontiere del ns. Paese, ovviamente bloccando tutti i canali, quelli via aerea, via mare e terrestri, comprese le ormai note “triangolazioni” dei voli (dunque, non solo di quelli “diretti”, come avvenuto, ma anche di quelli che fanno uno o più scali, con destinazione finale l’Italia) a coloro che provenivano da dove tutto ha avuto origine, fin da quando l’Epidemia è stata comunicata dalla Cina all’Organizzazione Mondiale della Sanità, il 31 dicembre 2019, tutto questo si sarebbe evitato, o sarebbe avvenuto in modo MOLTO, MA MOLTO PIU’ LIEVE, risparmiando la vita di migliaia di Italiani e tutto quello che è accaduto in questi interminabili mesi di dolore, angoscia e sconforto.
E la cosa più eclatante, quella che mi è balzata immediatamente agli occhi, dopo avere letto – in argomento – studi e pareri della scienza medica ed epidemiologica, è stata la semplicità della ricetta per contenere il virus: isolamento e quarantena, assoluto distanziamento tra le persone ed uso di mezzi protettivi (mascherine e guanti) da parte di tutta la popolazione. Ecco perché, non essendo stata adottata, colpevolmente, la misura della chiusure delle frontiere, era imperativa quella della quarantena per chiunque fosse arrivato in Italia dalle zone a maggiore densità di contagio.
Ma della VERA quarantena, non quella “suggerita” a coloro che provengono da Paesi a rischio, come sta accadendo ora per il Bangladesh, il Brasile o gli USA: quello che i mezzi d’informazione stanno rivelando è l’ennesima, gravissima negligenza dei ns. governanti. Sta in fatti che coloro che provengono dai citati Paesi, ad altissimo tasso di contagio per COVID 19, vengono fatti comunque entrare in Italia, con “l’obbligo” di recarsi nel domicilio prescelto (albergo, appartamento o altro) e di non uscire da quel luogo per 14 giorni. Ma quanti di costoro osserveranno “l’invito”? La risposta è molto facile, pochissimi. Tanto questo è vero che ci sono ben 77 persone appena giunte dal Bangladesh positive al virus ed altre centinaia circolerebbero in Italia, con gravi difficoltà di rintraccio e dunque con enormi possibilità di contagiare altre persone e con la drammatica possibilità che il contagio si diffonda nuovamente in modo capillare. Oltre che dai notiziari delle TV del 7 luglio, il fatto è stato descritto dai quotidiani ed alle TV nei giorni successivi. La cosa assurda è che negli altri Paesi in cui vige l’obbligo della quarantena, i soggetti che debbono soggiacervi sono collocati in apposite strutture, munite di idoneo servizio di vigilanza, così assicurando con certezza che non avranno contatti con l’esterno. Anche nel descritto frangente, le omissioni governative sono lampanti e rischiano di farci cadere nel baratro ancora una volta, se è vero, come purtroppo è, che i focolai infettivi sono decine e decine in tutto il Paese e si fa fatica ad arginarli.
Assumere questi provvedimenti era DOVEROSO per chi ha la responsabilità di assicurare la salute di 56 milioni di persone ed essendo ben noto in medicina che l’arma più efficace per evitare gli effetti di una Epidemia, tanto più ove non perfettamente conosciuta, è la prevenzione, i provvedimenti sopra indicati DOVEVANO ESSERE ASSUNTI NON APPENA RESA NOTA LA ESISTENZA del COVID 19, perché il RISCHIO di conseguenze DRAMMATICHE, DISTRUTTIVE, ove si attenda, E’ ENORME E CONCRETO.
Non sono io a sostenerlo. Il dott. Raniero Guerra, membro della direzione dell’OMS, in una intervista al quotidiano il Sole 24 Ore, del 29 marzo 2020, ha affermato: “Nel momento in cui vi è stata la dichiarazione di emergenza sanitaria internazionale da parte dell’OMS probabilmente si sarebbero dovute prendere misure conseguenti DRASTICHE, ma c’è un problema di accettabilità sociale”. Ma detta considerazione non doveva assolutamente prevalere su quella che era l’UNICA, DOVEROSA NECESSITA’, IMPEDIRE LA DIFFUSIONE DEL VIRUS, QUANTO MENO CONTENERLO IL PIU’ EFFICACEMENTE POSSIBILE, costi quel che costi, perché NON si può consentire la morte di decine di migliaia di persone, in NESSUN CASO.
Mi sono chiesto, dunque, applicando detto principio generale al caso del COVID 19, quali fossero gli spartiacque temporali che si sono posti dinanzi il Governo e che dovevano essere assolutamente rispettati, sotto pena, in difetto, della capillare diffusione del virus e delle drammatiche conseguenze che ciò avrebbe comportato, poi in effetti verificatesi appunto per l’assenza delle misure di prevenzione e la tardività con la quale sono stati varati, peraltro parzialmente, provvedimenti idonei al contenimento della Epidemia.
La prima data è quella del 31 dicembre 2019 (sebbene ora sappiamo che si doveva agire prima perché in alcune sfere era già nota la presenza del virus e la sua pericolosità), quando l’OMS dirama alla Comunità internazionale quanto riferito dalla Cina in ordine alla presenza sul proprio territorio di un virus di origine sconosciuta in grado di propagarsi rapidamente e con conseguenze anche mortali. Governanti dotati di buon senso si sarebbero allarmati ed avrebbero posto in essere i provvedimenti di prevenzione sopra indicati perché è ben noto alla scienza epidemiologica che la migliore (rectius, l’unica) azione per evitare il diffondersi della Epidemia è impedire il contatto delle persone con coloro che potrebbero già essere contagiati (così, inizialmente, i viaggiatori che provenivano dalle zone della Cina in cui il virus si stava diffondendo).
Come ha autorevolmente affermato il Prof. Emanuele Nicastri, “C’è un solo modo per gestire le malattie infettive … Basta leggere Manzoni, Camus: le malattie infettive le abbiamo gestite con la quarantena dei contatti e l’isolamento dei casi. Non ci siamo inventati assolutamente nulla solo che nel nostro modo così diverso di vivere rispetto a prima ci sembra qualcosa di strano … E il segreto è sempre questo: quarantena, isolamento, diagnosi precoce dei contatti e identificazione degli stessi in maniera da poterli contenere. Come abbiamo trattato la Peste nel Medioevo, la modalità di gestione è rimasta la stessa” (dalla intervista resa dal Prof. Nicastri al quotidiano il Messaggero di Roma in data 12 aprile 2020): i ns. governanti lo sapevano bene, ma hanno lasciato che tutto andasse avanti come se nulla fosse, fino a quando non si sono trovati dinanzi all’irreparabile.
Ma, immediatamente dopo, numerosi sono stati i giorni e gli eventi che avrebbero dovuto indurre il Governo ad agire con la massima rapidità: così il 20 gennaio 2020 quando il precipitare della situazione, con il sistema sanitario al collasso, ha reso necessaria la costruzione di due ospedali a Wuhan, il primo realizzato in solo 10 giorni, per ospitare ben 5.000 malati di COVID 19 o ancora, tre giorni più tardi, il 23 con l’isolamento TOTALE di una intera regione, lo Hubei: oltre 60 milioni di persone vengono rinchiuse nelle loro abitazioni con divieto di uscire, se non per cose assolutamente necessarie e con l’uso di mascherine e guanti, prevedendo l’applicazione di sanzioni severissime per la violazione del blocco. Non preoccupano i ns. vertici neppure i due cinesi (guarda caso provenienti da Wuhan) che, il 29 gennaio 2020, vengono ricoverati in gravissime condizioni all’ospedale Spallanzani di Roma, affetti dal virus, e neppure si considera il fatto che hanno viaggiato, in compagnia di altri loro connazionali, per mezza Italia, venendo a contatto con centinaia di persone!! Neppure il 30 gennaio, quando l’OMS dichiara l’Epidemia di COVID 19 di carattere internazionale, il Governo italiano si attiverà per assumere i provvedimenti necessari ad evitare che il virus arrivi nel ns. Paese e, ove già presente, di contenerne il diffondersi in modo efficace: viene dichiarato lo stato di emergenza al quale non fa seguito, però, alcun provvedimento concreto se non quello della sospensione dei voli dalle zone a rischio della Cina, ma solo di quelli diretti, ben consci che con gli scali intermedi in qualsiasi altro Paese, quel divieto non aveva alcuna effettiva utilità, era solo fumo negli occhi per 56 milioni di persone: siamo stati turlupinati da politici senza scrupoli!!
Si sono persi, dunque, ben 30 giorni, nonostante la minaccia fosse seria e concreta ed, anzi, nonostante vi fosse la certezza, almeno da alcuni giorni prima del 29 gennaio, che il virus già circolava in Italia. A quel punto, chiunque si sarebbe atteso che, alla prima ulteriore avvisaglia, il Governo si sarebbe comportato da buon padre di famiglia ed avrebbe assunto le misure necessarie. Ed invece … il 15 febbraio si rileva l’ormai notissimo paziente “1” a Codogno, il 17 febbraio viene data contezza dei primi contagi, ben 17, in Lombardia ed Emilia Romagna, il 21 febbraio il primo morto (ufficiale) e l’unico provvedimento assunto dal Governo è il blocco di alcuni paesi lombardi … misura non tanto insufficiente, quanto INUTILE. Intanto il bollettino della Protezione civile scandisce, giorno dopo giorno, la catastrofe che si sta abbattendo sul ns. Paese: il 15 febbraio 2020, solo un caso di contagio, il 21 febbraio 17 casi e il primo morto, il 25 febbraio, dopo solo 4 giorni, 322 contagiati, di cui 35 in terapia intensiva e 10 morti, l’1 marzo 1577 contagiati, di cui 140 ricoverati in terapia intensiva, e 34 morti, il 5 marzo 2020, 3858 casi, di cui 351 in terapia intensiva, e 148 morti, il 10 marzo, oltre 10.149 contagiati, di cui 877 in terapia intensiva, 631 i morti, l’11 marzo, data di firma del DPCM che adotta i provvedimenti di blocco totale, entrati in vigore il giorno successivo, si registrano, dall’inizio della Epidemia, 12462 contagiati, di cui 1028 in terapia intensiva e 827 morti distribuiti in quasi tutte le Regioni italiane; si è passati da un solo contagio il 15 febbraio a ben 12462, 25 giorni dopo: il Governo ha atteso, colpevolmente, che il virus si diffondesse in maniera capillare PRIMA di assumere provvedimenti adeguati, questa è la drammatica VERITA’, come testimoniano gli impressionanti dati dei giorni successivi.
Che occorresse agire immediatamente è la valutazione di quasi tutti gli studiosi e della scienza medica ed epidemiologica: così il parere di Pier Luigi Lopalco, professore di Igiene generale ed applicata dell’Università di Pisa e responsabile del coordinamento per le emergenze epidemiologiche della Regione Puglia, il quale afferma:
“non è il clima più mite che ha salvato finora le regioni meridionali. Il merito invece è sicuramente del ritardo con cui il virus è arrivato al Sud. Nel frattempo è intervenuto il lockdown ed è stato fondamentale … Poi si sa il lockdown E’ TANTO PIU’ EFFICACE QUANTO PIU’ PRECOCEMENTE INTERVIENE”.
Dinanzi detto quadro le uniche misure assunte PRIMA dell’11 marzo, sono la celebrazione delle partite di calcio senza pubblico alla fine di febbraio, ma si lascia svolgere con 60.000 persone presenti allo stadio Atalanta Valencia, e il 4 marzo la chiusura delle scuole; solo l’8 marzo viene chiusa la Lombardia, ma facendo trapelare la notizia per questa via inducendo migliaia di lavoratori e studenti del Centro e del Sud ad assalire i treni per tornare ai Paesi di origine, con il risultato di esportare il virus ovunque e di consentire la indiscriminata diffusione del contagio nelle stazioni, all’interno dei treni stessi, tutti stracolmi di persone in fuga, una sopra l’altra, senza alcun mezzo di protezione: questa è la ENORME responsabilità che ha l’intero Governo, oltre che la Cina che, tacendo la gravità del virus, la facilità della sua trasmissione ed il fatto che lì era presente almeno dal mese di novembre 2019, forse anche da prima, ha indotto i ns. vertici a sottovalutare le potenzialità del COVID 19, contribuendo alla tardiva assunzione delle misure necessarie.
A disastro avvenuto, il 12 marzo, finalmente si impone la chiusura (che verrà completata solo il 23 marzo), ma è tardi, troppo tardi, per evitare migliaia di morti, di contagiati, di ammalati … troppo tardi per chiudere “solo due settimane”, come ha predicato Giuseppe Conte, troppo tardi per impedire che figli e nipoti perdano i loro padri e nonni, che le memorie storiche di città e paesi meravigliosi come Bergamo, Lecco, Brescia, Lodi e tanti altri siano cancellate brutalmente, per sempre, che le spoglie mortali delle Vittime siano portate nella nuda terra all’interno di camion militari che sfilano uno dietro l’altro, che i medici siano costretti a decidere chi curare e chi no: Conte, Speranza, Lamorgese, Azzolina e tutti gli altri membri del Governo DEVONO rispondere della catastrofe umanitaria, della strage che hanno contribuito a produrre, non si può opporre la tragica fatalità, il fatto che “nessuno poteva immaginare”. Queste affermazioni sono pretestuose. Infatti, era prevedibile quello che sarebbe accaduto: lo dicono gli esperti, gli studiosi, lo dicono anche le regole di esperienza, lo dice il buon senso e la logica, ma l’economia deve correre, la produzione della ricchezza non può interrompersi, altrimenti il consenso della Gente viene meno, si affievolisce, il rischio è quello di perdere il potere, come viene indicato nel lucido, puntuale e scientificamente inoppugnabile studio pubblicato dalla Harward University nel mese di marzo 2020 sugli errori, gravi ed inescusabili, commessi dal Governo italiano nell’affrontare la pandemia.
Ecco alcune delle valutazioni della prestigiosa rivista scientifica: “ciò che è avvenuto in Italia è un fallimento sistematico nell’assorbire e agire rapidamente ed efficacemente in base alle affermazioni esistenti, piuttosto che una completa mancanza di conoscenza di ciò che doveva essere fatto, anche perché c’era già l’esempio della Cina”. IL MOMENTO IDEALE PER L’AZIONE E’ ALL’INIZIO, “quando la minaccia SEMBRA ESSERE piccola o INESISTENTE”. Ed ancora: “Alla fine di febbraio, alcuni importanti leader politici italiani si sono impegnati in strette di mano pubbliche a Milano per sottolineare che l’economia non dovrebbe andare nel panico e fermarsi a causa del coronavirus” (si fa riferimento alla campagna “Milanononsiferma” e al caso di Nicola Zingaretti che organizzò un aperitivo nel centro di Milano per poi risultare, una decina di giorni dopo, positivo al COVID 19). Infine si afferma: “si doveva evitare provvedimenti graduali e di adottare vari decreti (che hanno aumentato la rigidità delle misure progressivamente) azione che non è stata efficace perché, in primis “non era coerente con la rapida diffusione esponenziale del virus”. Occorreva considerare che “I fatti sul campo” non erano predittivi di quale sarebbe stata la situazione pochi giorni dopo. Di conseguenza “l’ITALIA (ovviamente i suoi miopi governanti) HA SEGUITO LA DIFFUSIONE DEL VIRUS PIUTTOSTO CHE PREVENIRLA”.
In secondo luogo, afferma ancora lo studio della Harward University, l’approccio graduale può avere scatenato la reazione eccessiva delle persone, come nel caso (sopra già ricordato) degli esodi dal Nord verso il Sud dell’Italia.
Ma le responsabilità dei ns. vertici politico amministrativi non si fermano qui, perché prima ancora essi avrebbero dovuto rispettare il Piano pluriennale sulla preparazione alle epidemie – pandemie che, dinanzi alle anche solo possibili avvisaglie di virus, a maggior ragione ove mortali, prevede l’immediato potenziamento del sistema sanitario nazionale, l’assunzione di personale e la sua preparazione a gestire l’emergenza, l’approvvigionamento dei beni e dei servizi necessari, o anche solo utili, ad affrontare in maniera efficiente e tempestiva l’arrivo (anche solo eventuale) del virus.
Peraltro, al di là dell’osservanza di regole sacrosante, scritte appunto per evitare gli errori e le criticità che l’impreparazione porta sempre con sé, nel caso di specie appariva fin troppo ovvio che si sarebbero presentati problemi gravissimi, non solo di assistenza e di cura ai pazienti colpiti dal virus, ma anche dal loro accoglimento nelle strutture che imponeva percorsi ad hoc, ben distinti da quelli per gli altri malati, e personale che avrebbe dovuto essere provvisto dei necessari mezzi di protezione individuale: maschere, guanti, camici, calzari; mentre fondamentale appariva l’ampliamento delle terapie intensive e dei posti da dedicare a coloro che avevano contratto il COVID 19.
Al postutto, qualsiasi buon padre di famiglia avrebbe compreso, dopo avere assistito al collasso degli ospedali in Cina ed alla costruzione di ben due strutture sanitarie in pochi giorni per ospitare un grande numero di ammalati, che occorreva agire subito ed avrebbe posto in essere le attività sopra indicate: invece, nulla di tutto questo è stato fatto, né a dicembre, tanto meno a gennaio e neppure a febbraio: solo alla metà di marzo il Governo si è reso conto – dinanzi ai terribili dati diramati dagli Ospedali, dalle Regioni, dalla Protezione civile che il sistema sanitario era allo stremo e che la gente moriva non solo per il virus ma anche perché non si era in grado di assisterla e curarla: poco personale, pochi posti in terapia intensiva, pochi strumenti a disposizione per i casi più gravi che si presentavano a migliaia, scarsi ed inadeguati mezzi di protezione, pochissimi kit per la rilevazione del COVID 19. Medici ed infermieri che combattono strenuamente, senza mezzi, costretti a scegliere chi curare e chi no, che si ammalano e muoiono anch’essi: questa immane tragedia ha dei responsabili ben precisi e facilmente individuabili, le omissioni del Governo che non ha fatto NULLA tempestivamente, attivandosi quando era troppo tardi; ancora una volta occorre rammentare che le misure sopra descritte sono di PREVENZIONE, dunque devono trovare attuazione IMMEDIATAMENTE, appena si percepisce la minaccia, non quando si è già concretizzata, perché allora le conseguenze saranno molto, molto più pesanti!!
Allo stesso fine di prevenzione, Protocolli rigidissimi avrebbero dovuto essere varati ed imposti alle case di riposo per anziani, solo dalla fine di marzo oggetto di interesse da parte dei mezzi di informazione come luoghi in cui il COVID si è diffuso capillarmente: infatti, essendo ben noto il fatto che il virus colpisce, in netta prevalenza, persone ultrasettantenni, spesso affette anche da altre patologie, era DOVEROSO impartire disposizioni ad hoc per dette strutture che, in Italia, sono NUMEROSISSIME ed accolgono centinaia di migliaia di persone. Sarebbe stato sufficiente imporre sia al personale dipendente che agli ospiti l’esecuzione del tampone per stabilire gli eventuali casi di contagio, ripetendo l’operazione periodicamente, imporre a tutti l’uso di adeguati mezzi di protezione individuale ed impedire il contatto con l’esterno, evitando le visite dei parenti, garantendo il contatto via telematica e telefonica: neppure queste semplici, intuibili misure sono state assunte, con le drammatiche conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti.
LA VERITA’ è CHE IL PERSONALE SANITARIO AVEVA ISTRUZIONI DI ESEGUIRE IL TEST SOLO A CHI PRESENTAVA SINTOMI EVIDENTI ED ERA STATO IN CINA E QUESTO E’ ACCADUTO DURANTE L’INTERO MESE DI FEBBRAIO ed anche per buona parte di quello di marzo 2020 (ed, anzi, fino ad aprile, come si rileva dalle testimonianze riportate dagli organi di stampa citati nella mia denuncia), MALGRADO LE PREVISIONI SULLA ESPONENZIALE PROPAGAZIONE DEL VIRUS FOSSERO BEN NOTE, PER ESSERE STATE ANCHE CERTIFICATE DAL PIANO REDATTO DA UN CENTRO DI RICERCA PER CONTO DELL’ISTITUTO SUPERIORE DI SANITA’. Il detto piano riferiva, già in data 12 febbraio 2020, che le vittime in Italia sarebbero state decine di migliaia, forse centinaia di migliaia, soprattutto se non si fossero tempestivamente organizzate le strutture ospedaliere: neppure tale fosca, ed oltre tutto specificamente relativa al ns. Paese, previsione, voluta dallo stesso Ministero della Salute, ha indotto il Governo ad agire adeguatamente ed immediatamente (avverbio che deve essere chiarito: l’intervento sarebbe stato comunque tardivo, per quanto già illustrato ma, ove posto in essere a quella data – 12 febbraio 2020 – avrebbe anticipato di ALMENO UN mese le misure poi varate realizzando un più efficace contenimento di quello verificatosi).
Invece … nemmeno le misure più semplici, ma di indubbia ed enorme efficacia, sono state adottate: così in primo luogo l’uso della mascherina facciale, introducendo l’obbligo per la popolazione di indossarla. In proposito, tra i numerosi altri, è di indubbio interesse il parere, riportato dal quotidiano il Messaggero del 10 aprile u. s., del prof. Giovanni Galluccio, direttore del reparto di broncopneumologia ed endoscopia toracica dell’ospedale San Camillo di Roma, secondo cui “… TUTTI I CITTADINI DOVREBBERO INDOSSARE LA MASCHERINA, se lo facessero per una forma collettiva di responsabilità, coloro che sono positivi ma non lo sanno NON costituirebbero un rischio per gli altri. Sarebbe più facile arrivare alla fine in attesa di un vaccino …”. E sempre in argomento è stato affermato: “Dovremo investire in educazione, abituarci all’uso delle mascherine. Ne serviranno a milioni …” (dal quotidiano il Messaggero del 5 aprile 2020, che cita le parole del vice ministro della Salute, Pier Paolo Sileri). DUNQUE, ERA BEN NOTA ANCHE AI VERTICI GOVERNATIVI LA NECESSITA’ DELLA MASCHERINA. Tuttavia, almeno fino al 26 aprile, era difficilissimo trovarle. E non si dica che non era possibile rifornirsi tempestivamente di detto strumento, anche invitando le industrie italiane a produrlo.
Un uso che doveva essere reso obbligatorio fin dal primo momento ben conoscendosi le modalità di diffusione del COVID 19 che avviene “Tramite le goccioline che una persona infetta emette respirando, parlando, tossendo e starnutendo. Queste goccioline possono entrare nelle vie aeree di un’altra persona che si trovi a meno di un metro e mezzo di distanza”. Dunque, come negare efficacia alla copertura di naso e bocca, se non affermando fatti non corrispondenti al vero?
In alcun modo si è trasmessa alla popolazione la importanza, la doverosità di un comportamento di CAUTELA ED ATTENZIONE, EVITANDO ACCURATAMENTE OGNI CONTATTO RAVVICINATO CON GLI ALTRI ED INDOSSANDO COMUNQUE STRUMENTI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE, CHE DOVEVANO ESSERE IMMEDIATAMENTE APPRONTATI E DISTRIBUITI. Sta in fatti che, fino all’inizio di marzo, politici, amministratori, personaggi pubblici hanno comunicato alla gente messaggi distensivi, criticando aspramente la necessità di attenzione e cautela che veniva manifestata dagli scienziati: così l’on. le Nicola Zingaretti ripreso da tutti i mezzi d’informazione mentre mangiava e beveva allegramente in compagnia di decine di persone, vicinissime l’una all’altra, senza mascherina facciale, a Milano, una delle grandi città più colpite dal virus, per poi divenire contagiato, comportamenti irresponsabili che hanno contribuito a determinare la catastrofe.
Ne consegue che le responsabilità dei membri del Governo, in particolare del Presidente del Consiglio, del Ministro per la salute e del Ministro dell’Interno, sono lapalissiane ed altrettanto evidente è che le loro omissioni hanno prodotto una catastrofe umanitaria senza precedenti: per questo confido che i reati contestati, quelli di avere contribuito alla diffusione capillare del COVID 19 e di avere determinato la morte di migliaia di persone, siano infine contestate almeno da una delle Procure che ho investito del caso. Credo che non possano sorgere dubbi sul fatto che anche il disastro economico che ci ha trascinato sull’orlo del baratro – ed i cui effetti saranno presenti per anni – sia da attribuire, in buona parte, alle medesime omissioni: se il Governo avesse assunto le misure preventive adeguate tempestivamente, la crisi sarebbe stata confinata in arco di tempo molto più breve e con conseguenze ben più modeste di quelle invece createsi.
Come accade in un Paese che scarseggia di effettiva democrazia, i mezzi di informazione sono quasi del tutto influenzati dal sistema di potere e, dunque, non hanno mai parlato di “responsabilità” governative, ma hanno esaltato le azioni, tardive ed inadeguate, dei vertici e si è data la colpa ai Governatori delle Regioni che, per carità, non hanno brillato, ma non possono essere ritenuti responsabili, per esempio, dell’avere omesso il blocco delle frontiere o del non avere imposto la quarantena ai passeggeri che provenivano dalle zone della Cina colpite dal virus, o ancora di non avere chiuso comuni, provincie o Regioni: gli articoli 13 e 16 della Costituzione lo dicono chiaramente ed impongono che questi provvedimenti siano assunti con Legge dello Stato o strumenti equivalenti, come il Decreto Legge.
Ed allora, alla fatidica domanda, i fatti da me narrati possono configurare, ove accertati, i reati di epidemia colposa ed omicidio plurimo colposo?
Una domanda alla quale, quanto meno in ipotesi, sembra molto difficile offrire una risposta negativa perché, sempre ove i fatti così come descritti fossero in effetti riscontrati in seguito alle indagini, verrebbe chiarito che la diffusione capillare del virus in Italia ha quali cause principali:
a)l’omissione delle misure di precauzione e prevenzione necessarie,
- b) l’assunzione tardiva dei provvedimenti comunque necessari al contenimento della Epidemia,
entrambe attribuibili ai membri del Governo essendo essi titolari dell’obbligo di garantire la salute del Popolo italiano;
la violazione da parte degli stessi:
- c) delle regole di condotta di carattere generale che, dinanzi alla estrema facilità di contagio, alla gravità delle conseguenze sulla salute e sulla stessa vita delle persone colpite, conosciute fin dal 31 dicembre 2019, IMPONEVANO L’ASSUNZIONE IMMEDIATA delle misure idonee ad impedirlo ovvero a rendere il più contenuto possibile il propagarsi della Epidemia;
- d) la violazione delle regole di condotta imposte dal Piano pluriennale per la lotta alle Epidemie – Pandemie secondo cui è necessario potenziare il sistema sanitario nazionale fin dalle prime avvisaglie di una Epidemia per consentire la migliore cura ed assistenza ai pazienti;
- e) la violazione delle regole di esperienza, nel caso di specie quelle acquisite dalle informazioni provenienti dalla Cina, che rimarcavano la necessità IMMEDIATA di proteggere le persone imponendo non solo drastiche misure, già evidenziate, ma anche quelle più semplici da adottare che avrebbero certamente ottenuto risultati, come il distanziamento e l’uso della maschera facciale.
Si rimarca che lo stesso giudizio cd. “contro fattuale”, necessario al fine di stabilire la sussistenza del nesso causale tra le omissioni e l’evento, darebbe, in ipotesi, un riscontro pienamente positivo perché la scienza medica ed epidemiologica (della quale si sono riportati alcuni pareri, ma anche alcune certezze, come la quarantena e l’isolamento quale unico strumento per evitare il dilagare di un virus particolarmente contagioso e mortale) affermano che le misure cautelari più volte descritte, ed invece omesse, maggiormente ove adottate tempestivamente ed in toto, ma comunque anche singolarmente, ma pur sempre con immediatezza assunte (anche se con risultati più modesti), avrebbero comportato il contenimento efficace della Epidemia ed impedito tante morti, invece verificatesi.
Dunque, sempre in ipotesi, i due reati sussistono. Al detto quadro nulla toglie la sentenza della Corte Suprema che, nel 2017, ha affermato che il delitto di epidemia colposa prevede solo condotte attive: in effetti il caso era ben diverso dall’attuale, si trattava di un caso circoscritto di avvelenamento delle acque, i cui pretesi autori erano privati e non pubblici amministratori. Dunque una situazione assai diversa da quella che ci occupa. Ora, tuttavia, con la scoperta delle circolari del Ministro della Sanità del 22 e 27 gennaio 2020, non più di sole omissioni si tratta, ma di azioni. In ogni caso resterebbe pur sempre la fattispecie dell’omicidio colposo plurimo, la cui sussistenza non può essere posta in dubbio.
Certamente, quanto emerso nelle settimane trascorse del 14 maggio (data di presentazione della mia denuncia) ad oggi, aiuta nella valutazione complessiva delle responsabilità ascrivibili ai sensi degli artt. 40 e 41 del codice penale.
Sotto il richiamato profilo, occorre ribadire le responsabilità dei vertici della Repubblica Popolare Cinese. Sta in fatti che appare ormai certa la presenza del virus in quella Nazione almeno dal mese di novembre 2019. Ne consegue che la comunicazione resa all’OMS il 31 dicembre 2019, appare GRAVEMENTE ED INTENZIONALMENTE TARDIVA. Essa ha avuto un ruolo determinante nel processo di sottovalutazione delle conseguenze e delle azioni necessarie a contenere l’Epidemia in tutto il Mondo: in effetti, è uno degli anelli fondamentali della catena causale che ha portato alla catastrofe umanitaria. Ben può affermarsi che, ove le informazioni fossero state tempestive e complete, vi sarebbe certamente stata da parte dei Governi nazionali, una valutazione più rapida ed attenta della situazione che, probabilmente, avrebbe consentito azioni di contenimento più efficaci di quanto avvenuto.
In proposito, appare di indubbio interesse il reportage giornalistico dello studio sul virus degli Ospedali Niguarda di Milano e San Matteo di Pavia redatto da Milena Gabanelli e Simona Ravizza, in buona parte condivisibile, che descrive la modalità ed i tempi dell’ingresso “ufficiale” in Italia del COVID 19. Ovviamente, si parla di casi noti, ma ben sappiamo oggi che è molto probabile che il virus nel ns. Paese si fosse già manifestato nel mese di dicembre 2019, certamente da gennaio 2020. Tuttavia, il documento appare importante perché spiega, in omaggio alle leggi della scienza e della logica, la ragione per la quale il virus abbia aggredito la Lombardia (presenza di imprese che hanno vivaci scambi con la Cina), perché a Bergamo ed in provincia abbia causato conseguenze maggiori che nel Lodigiano ed a Cremona (ceppi differenti). Ma, soprattutto, chiarisce che – grazie alle triangolazioni dei voli, colpevolmente non vietate dal ns. Governo – il paziente “zero”, probabilmente una manager proveniente da Shanghai che ha avuto un meeting con altre 4 persone, tutte risultate positive a fine gennaio, inclusa lei stessa, è entrato tranquillamente, come molti altri portatori del virus, nel ns. Paese.
Ecco le ragioni per le quali ho chiesto alle Procure interessate di indagare a fondo anche su dette responsabilità e di procedere alla incriminazione di coloro ai quali il fatto sia attribuibile, secondo quanto emergerà dalle indagini: non si può e non si deve lasciare impuniti comportamenti gravissimi che hanno prodotto malati gravi, morti, dolore, sofferenze e disastri, morali ed economici, alla nostra Gente, a tutti noi.
Confido che la Magistratura svolga il suo fondamentale compito e che Giustizia e Verità prevalgano: il Popolo sofferente lo chiede, i Parenti delle Vittime, distrutti dal dolore, devono sapere perché non potranno rivedere più i loro Cari.
Fabio de Jorio